Nella politica della Fiom

capitalismo, socialismoNegli ultimi mesi sono stati firmati da Fiom, Fim, Uilm, e in alcuni casi dall’Uglm, diversi accordi aziendali peggiorativi per i lavoratori presso Fincantieri, Zanussi, ILVA, Xerox, VM, Almaviva, KME.

La Fiom ha difeso questi accordi, definendoli positivi, perché, a fronte dei peggioramenti, è stato difeso “il lavoro”. La sua minoranza interna “di sinistra” li ha descritti come una capitolazione della Fiom sul piano aziendale rispetto a quanto proclamato in passato da questo sindacato sul piano generale.

A noi preme evidenziare come entrambe queste fazioni abbiano torto e come la strada della difesa dei lavoratori passi per la ricostruzione del Sindacato di Classe fuori e contro Cgil, Cisl e Uil.

Non è difficile spiegare come tali accordi immiseriscano e dividano i lavoratori, rendendo più vulnerabile la classe salariata ai certi e sempre più duri attacchi futuri del padronato. Meno semplice – ma più importante ancora – è mostrare come essi siano il risultato inevitabile della politica sindacale della Fiom, opportunista fin dalla sua ricostituzione dall’alto, nel 1944, all’interno della nuova Cgil tricolore, quale strumento della borghesia per sradicare dalla classe lavoratrice la tradizione di classe della originaria CGL rossa.

Quest’opera di distruzione di ogni sentimento, principio e metodo della lotta di classe dal seno della Cgil è stata portata a compimento sul finire degli anni settanta. Da allora la Cgil, nata di regime, lo è diventata in modo irreversibile. Da allora la battaglia interna per condurla a diventare un sindacato di classe non è più possibile.

Sul finire degli anni settanta, perciò, il nostro partito formulò l’indirizzo tattico nel campo sindacale: “fuori e contro i sindacati di regime (Cgil, Cisl, Uil) per la rinascita ex-novo del sindacato di classe”.

La minoranza “di sinistra” della Cgil in 35 anni, dal finire degli anni ’70, non è riuscita a cambiare in senso classista questo sindacato né a frenarne lo spostamento verso il sempre più spudorato corporativismo. Ha invece sottratto preziose energie all’opera di ricostruzione del sindacato di classe fuori e contro il sindacalismo di regime.

Questa minoranza Cgil – divisa in diverse correnti, di cui quella più a sinistra è la Rete 28 Aprile – detiene direzione e maggioranza nella Fiom. La Rete 28 Aprile, dopo aver fatto blocco comune con le altre componenti di sinistra all’ultimo Congresso della Cgil (il XVI, a maggio 2010) nella Area congressuale “La Cgil che vogliamo”, ne è poi uscita a luglio 2012 ricostituendosi come autonoma Area programmatica denominata “Rete 28 aprile – Opposizione Cgil”. Dentro la Fiom faceva parte della segreteria nazionale con un componente (Sergio Bellavita) su quattro, eliminato a settembre-ottobre 2012.

La Rete 28 Aprile, che ha sostenuto l’illusione di una Fiom di lotta, alternativa alla Cgil concertativa, ne paga ora le spese ma, cosa ben più grave, così come ha fatto la sinistra Cgil in tutti questi 35 anni, ha contribuito ad alimentare le illusioni dei lavoratori e a puntellare il sindacalismo di regime.

La Fiom, invece, non si è mai discostata dai caratteri fondamentali della politica sindacale della Cgil, rappresentando nulla più che l’ala sinistra del sindacato concertativo, giammai una alternativa di classe. Per convincersene basta leggere i Ccnl nazionali ed aziendali unitari da essa firmati, in cui obiettivo proclamato è quello di relazioni sindacali che riducano al minimo la conflittualità, ossia la lotta di classe, in cui è condiviso l’obiettivo aziendale di aumentare la produttività, la competitività, legando le sorti dei lavoratori a quelli dell’azienda.

A ridare un’aurea di verginità alla Fiom non è stata un’azione di lotta ma la più agguerrita offensiva del padronato – prima della FIAT poi di Federmeccanica – determinata dall’avanzare della crisi. Non era la Fiom ad essersi attestata sulle posizioni della lotta di classe ma il padronato ad essere passato all’offensiva disfacendosi del metodo concertativo. La Fiom ha solo difeso la concertazione. Non potendo cedere su tutta la linea, inseguendo Fim e Uilm, la Fiom è rimasta a metà strada, per poi gradualmente confluire lungo la via segnata dalla Cgil, che le apriva la pista nella riconciliazione con Cisl e Uil, eliminando gli illusi – veri o presunti – alla sua sinistra.

La Rete 28 Aprile vede una svolta della Fiom, una sua capitolazione, perché non comprende come i fondamenti della sua politica sindacale, quelli dell’opportunismo, non potevano che condurla a questo esito. E non lo comprende perché quei fondamenti sono anche suoi.

Tutta la Fiom – maggioranza e minoranza – ha infatti sempre mescolato, ad arte, nei suoi proclamati obiettivi, gli interessi dei lavoratori – salario, orario, ritmi, contratto nazionale – con quelli del Capitale – competitività, produttività, investimenti, piani industriali, difesa dell’azienda e dell’industria nazionale – perché ha sempre sostenuto che gli uni e gli altri sono conciliabili a vantaggio di entrambi, con un buon governo delle aziende e dell’economia capitalistica, che ne renderebbe possibile il buon funzionamentoconsentendo, infine, il miglioramento delle condizioni di vita anche alla classe lavoratrice.

Per l’opportunismo – ossia il riformismo di sinistra, in veste di “difensore dei lavoratori” – il compito della classe operaia, delle sue organizzazioni sindacali e politiche, si riduce a far pressione, o proporsi, per la buona gestione del capitalismo, che chiama economia nazionale, e convincere i lavoratori che si tratti di un “bene comune” da cui dipende la loro sopravvivenza e non, invece, di un sistema sociale e politico mondiale, il capitalismo, che è la causa della loro miseria e del privilegio della borghesia.

Questa è la fradicia ideologia del riformismo, il cui fallimento storico è stato sancito da due guerre mondiali, grazie alle quali soltanto il capitalismo riuscì a conservarsi, ad un tempo uscendo dalla crisi economica mondiale di allora e sconfiggendo la Rivoluzione proletaria internazionale, la sola che poteva e potrà permettere all’umanità di non subire più sfruttamento, crisi e guerre, cioè i caratteri normali del capitalismo.

La storia di oltre due secoli di capitalismo dimostra che la sua economia non si governa, ma è essa a imporre governi, politiche e guerre. L’opportunismo non ha principi né memoria. Ma i fatti hanno la testa dura!

Se è solo dal buon andamento del capitalismo che i lavoratori possono attendersi una vita migliore, va da sé che non debbono danneggiare la sua economia, specie quando, come oggi, è fragile a causa della crisi. Non può che risultarne la subordinazione dei bisogni dei lavoratori a quelli dell’azienda e dell’economia capitalistica.

La Fiom e tutto l’opportunismo politico e sindacale spende fiumi di parole e inchiostro cianciando di nuovi modelli di sviluppo “declinati” – come piace dir loro – secondo la moda politica del momento (oggi è in voga lagreen economy) ma tutti ortodossi rispettosi del capitalismo, del suo nucleo vitale: il lavoro salariato.

Tranne, quando viene comodo, ripescare dal cappello senza vergogna la menzogna di un socialismo che sarebbe – come nell’URSS da Stalin in poi – la proprietà statale dei mezzi di produzione conservando il lavoro salariato e quindi l’accumulazione del capitale: cioè il capitalismo di Stato.

Ma quando si tratta di scegliere – terra terra – fra difesa o riduzione del salario, fra riduzione dell’orario di lavoro o incentivo al suo aumento con la detassazione dello straordinario, fra difesa dallo sfruttamento o aumento della produttività, allora i modelli di sviluppo restano nel “regno della teoria” – che per l’opportunismo è sempre un “regno dei cieli” separato dalla pratica utile solo a coprirne, come foglia di fico, le vergogne – e fra bisogni dei lavoratori e quelli del capitale sono inesorabilmente i primi ad essere sacrificati.

Come recita un recente comunicato ufficiale sull’accordo alla KME: «la Fiom non si nasconde mai rispetto alla realtà della condizione data». La condizione data, per l’opportunismo, è sempre la conservazione del capitalismo.

tratto da http://www.international-communist-party.org/Partito/Parti359.htm#Fiom